Pinot nero: vitigno bizzarro ma generoso
Il Pinot nero può essere considerato il vitigno croce e
delizia di ogni viticoltore. Il suo carattere multisfaccettato, a tratti
bizzarro, pone non poche difficoltà di allevamento. Esso richiede particolari
terroir per potersi esprimere al meglio e soprattutto deve essere ben
interpretato dall’enologo. I vini ottenuti da questo vitigno sono fini,
eleganti e di grande complessità gustativa. Però quanto lavoro sta dietro per
poterlo ben addomesticare! Solo una grande esperienza riesce a garantire una
grande vigoria e produttività quando le condizioni di clima e terreno sono
avverse.
La sua origine è da collocare in Borgogna. Qui veniva
coltivato oltre 2000 anni fa. Si pensa che era già conosciuto prima che i
Romani ne invadessero la zona. Tuttora viene ancora coltivato e contribuisce a
regale vini di grande pregio. Il nome deriva dal fatto che il suo grappolo ha
una forma che ricorda la pigna. Gli acini sono piccoli con buccia sottile e di colore
blu scuro.
Grappolo di Pinot nero. F.to Wikipedia |
In genere, il Pinot nero viene utilizzato per la produzione
di spumanti metodo classico poiché riesce a conferire buona struttura e
complessità aromatica. In Italia, è diffuso in Franciacorta, Trentino Alto Adige, Veneto, Oltrepò Pavese e Friuli. Buoni risultati si sono ottenuti anche in
Piemonte.
Spumante piemontese prodotto con Pinot nero e Chardonnay |
In Sicilia, invece, è stato introdotto nella zona dell’Etna. Qui,
viene vinificato in purezza e si stanno avendo ottimi riscontri. In un certo
senso, è stata una scommessa!
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